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01/06/2009 - Approccio alla rottura del legamento crociato nel cane

Il ginocchio è una struttura anatomica assai complessa, soprattutto considerando che la faccia articolare del femore e della tibia non sono congrue e per combaciare necessitano di una struttura interposta, i menischi.

 

La stabilità è fornita delle strutture legamentose e capsulari extra articolari,  oltre che da due legamenti interni all’articolazione, disposti a X uno rispetto all’altro, che prendono il nome di legamento crociato anteriore (LCA) e legamento crociato posteriore (LCP).
Di particolare importanza veste il legamento crociato anteriore, che oltre a svolgere la funzione di impedire la traslazione craniale del plateau tibiale rispetto al femore, ha la brutta abitudine di rompersi frequentemente nella specie canina.
Ciò può avvenire sostanzialmente per due fattori:

 

  1. in seguito a gravi traumi, soprattutto di natura torsionale, con insorgenza acuta della sintomatologia, parimenti a come capita nell’uomo come conseguenza a incidenti sugli sci  o durante una partita di calcio, tanto per fare degli esempi noti a tutti.
  2. In seguito a una degenerazione cronica del legamento, frequente in soggetti di piccola taglia e obesi, tipicamente di mezza età.

I sintomi sono tipicamente la zoppia, ma se nel primo caso è acuta e palese in seguito all’episodio traumatico, nel secondo caso si instaura una instabilità progressiva e subdola del ginocchio che causa malattia articolare degenerativa, con sviluppo di artrosi. La zoppia franca avviene solo quando il legamento si rompe del tutto, e l’artrosi è già in atto.
Il movimento patologico della tibia rispetto al femore causa sovente il “pizzicamento” del corno caudale del menisco mediale, che resta piegato tra i due segmenti ossei, causando molto dolore.
La diagnosi si effettua eseguendo il “test del cassetto”, che è patognomonico, ovvero la sua presenza in positivo indica la rottura legamentosa. In genere la radiografia è un’indagine ridondante, e può solo dare informazioni sullo stato dell’artrosi.
La terapia non si basa sulla somministrazione di antinfiammatori, peraltro non solo inutili ma dannosi perché favoriscono l’appoggio dell’arto con conseguente ulteriore danno alle cartilagini ed ai menischi.
L’unico approccio serio è la ricostruzione chirurgica del legamento e la pulizia della cavità articolare con la rimozione dei menischi alterati.
Tardare nel impostare la chirurgia favorisce l’artrosi, così come un ritardo diagnostico.
Al riguardo l’Università del Wisconsin ha ideato uno strumento che applicato al ginocchio di cani può evidenziare il grado di lassità articolare del ginocchio con notevole anticipo alla rottura definitiva. In questo modo si può intervenire in prevenzione.
Bisogna ricordare che nel cane spesso l’insorgenza è subdola, e pertanto ogni zoppia occasionale del treno posteriore va indagata a fondo.
I soggetti a rischio sono quelli super agitati, quelli soprappeso e di piccola taglia e le razze che hanno il ginocchio iperesteso nella normale stazione quadrupedale, come i Boxer.