L’utilizzo domestico di veleni per i topi (rodenticidi) è purtroppo causa frequente di avvelenamenti nel cane e occasionalmente nel gatto.
La facile reperibilità di questi rodenticidi, congiunta ad una pressoché totale assenza di informazioni in merito al loro corretto uso ed alle cautele da prendere da parte dell’utenza, per non parlare delle informazioni non corrette che comunemente circolano del tipo “tranquillo, questo prodotto uccide solo i topi ma è innocuo per gli altri animali” o simili luoghi comuni porta di fronte ai veterinari molti gravi casi di avvelenamento tutti gli anni, alcuni dei quali fatali.
Forme commerciali:
In Italia sono commercializzati diversi prodotti dal nome commerciale più vario, i cui principi attivi sono ormai di 2° e 3° generazione come ad esempio il Difenacoum e Brodifenacoum assai più pericolosi rispetto a quelli di 1° generazione, il classico Warfarin.
Infatti i vecchi prodotti erano tossici in seguito ad assunzioni ripetute, la tossicità era comunque moderata e di breve durata mentre per quelli più moderni basta una sola assunzione, hanno tossicità elevata e permangono attivi nell’organismo per diverse settimane.
Meccanismo d’azione
L’azione di tutti questi principi è di tipo anticoagulante, potendo causare la morte per gravi emorragie anche in seguito a lievi traumi nei soggetti che se ne cibano.
Sintomi
I sintomi possono comparire anche alcuni giorni dopo l’assunzione del veleno.
Il meccanismo d’azione è quello di una riduzione progressiva della concentrazione epatica di vitamina K nel fegato, fondamentale per il normale processo coagulativo.
Come si avvelenano i nostri animali domestici?
Essendo che queste esche non destano sospetto negli animali, soprattutto i cani se ne cibano quando gliene capita l’occasione, nonostante gli accorgimenti dei proprietari per mettere le esche in posti non raggiungibili per loro.
Va considerato che spesso i topi spostano le esche in posti inimmaginabili, o che essi stessi in seguito all’ingestione dell’esca andando a morire in posti all’aperto ( in quanto le emorragie polmonari danno senso di soffocamento) possono essere predati dai cani o dai gatti causando un avvelenamento secondario in questi ultimi.
I sintomi possono comparire anche qualche tempo dopo l’assunzione, e l’esordio può essere insidioso. Spesso i sintomi sono vaghi , tipo stanchezza, scarso rendimento fisico, talvolta accompagnati da respiro affannoso. Occasionalmente l’unico sintomo è la zoppia o la paresi, oltre alla presenza di masse (ematomi) in varie parti del corpo di consistenza pastosa non molto o per nulla dolorose.
Raramente si vedono fuoriuscite evidenti ed incontrollate di sangue, tranne che in caso di ferite anche piccole. Nei casi più gravi ipotermia, grave abbattimento, pallore delle mucose la morte.
Inizialmente questi sintomi possono essere confusi per problemi tipo polmonite o altre patologie diverse. Tra l’altro l’utilizzo di farmaci quali antinfiammatori od antibiotici peggiora la situazione.
Terapia
Il veterinario, una volta formulata la diagnosi, provvederà a somministrare l’antidoto specifico ovvero la vitamina K . La terapia va prolungata per almeno tre settimane.
Se presi in tempo i pazieniti recuperano velocemente, i casi gravi sono molto più difficili da gestire e richiedono il ricovero.